Giorno 2

-Yaaawn…

 

Sono piuttosto assonnato.

 

Un po’ tutti si sentono ancora mezzi addormentati la mattina presto, tuttavia quel giorno mi ero svegliato dieci minuti prima e mi sentivo ancora più rintontito del solito.

 

A casa avevo bevuto una tazza di caffè, ma la mia mente era ancora annebbiata.

Il motivo per cui mi ero svegliato prima era, sostanzialmente, per prendere un treno diverso per andare a scuola, ed arrivava prima rispetto a quello che utilizzavo di norma.

 

Ieri, una kouhai che aveva improvvisamente iniziato a parlarmi sembrava avere l’intenzione di mantenere i contatti tra noi. Chissà.

 

Senza preavviso, ci eravamo scambiati la promessa di “farci una domanda al giorno, a cui entrambi avremmo dovuto rispondere sinceramente, non importa quale essa sarebbe stata”, o qualcosa di simile… No, ricordo più fosse una sorta di accordo, più che una promessa. Il nome della kouhai era… Yoneyama Maharu, giusto?

 

Entrambi, un senpai e una kouhai, avevamo purtroppo in comune la stessa stazione di partenza, che era la più vicina a casa mia. In più, io vedevo lei come qualcuno che semplicemente prendeva il mio stesso treno, senza alcuna relazione o rapporto particolare che non fosse l’essere il suo senpai. A dire il vero, erano passati quattro mesi dalla prima volta che ci eravamo incontrati, se tralasciamo il periodo delle vacanze estive. Ci eravamo conosciuti attorno ad aprile, ed ora era settembre.

 

Se avessi continuato a prendere il solito treno, data la situazione, lei mi avrebbe immediatamente iniziato ad interrogare non appena fossi caduto nelle sue grinfie, e avrebbe continuato a chiedermi e a parlarmi di una miriade di cose. Il tempo che spendevo in treno era completamente dedicato alla lettura, e volevo che così fosse e restasse.

 

Trastullandomi il cervello per notti intere, avevo cercato una qualche idea per ovviare il problema.

 

Opzione numero uno. Cambiare la stazione di partenza o di arrivo. Avrei in questo modo perso il vantaggio di avere la stazione a pochi passi da casa, e avrei dovuto avere a che fare con un tragitto molto più lungo se fossi sceso ad una stazione diversa da quella vicino all’entrata secondaria dell’istituto. Se avessi modificato le tappe del mio tragitto, sarei potuto sfuggire a lei.

 

Scartai tale opzione dopo poco tempo.

 

Presto gli impiegati d’ufficio avrebbero iniziato a portare delle giacche scure dalle maniche lunghe per andare a lavoro, con l’approcciarsi dell’inverno. Gli studenti, invece, avrebbero continuato ad indossare una maglia bianca con le maniche corte ancora per un po’. La vista della ragazza non poteva essere così pessima da non riconoscere e non trovare l’unico ragazzo vestito di bianco in un mare di uomini in giacca durante l’orario di punta.

 

Opzione numero due. Prendere un altro treno con degli orari diversi.

 

Se ne avessi preso uno più tardi di quello abituale, avrei rischiato di arrivare in ritardo a scuola e lei avrebbe addirittura potuto aspettarmi alla stazione se non mi avesse visto. Se proprio dovevo cambiare gli orari, era meglio che optassi per un treno prima.

 

La scena di Koharu-chan che continua a cercarmi fino a poco prima la partenza del treno scorre nella mia mente, con una musichetta di sottofondo che rende il tutto abbastanza penoso; una di quelle soundtrack che si sentono una vota che il giocatore riesce a sconfiggere il boss finale di un videogame.

 

Non c’era altra scelta.

 

E così, arrivai alla stazione con dieci minuti di anticipo, ed attesi che il treno arrivasse.

 

L’incontro avvenuto quel giorno era stato un’insolita e ambigua opportunità. Ora che ero riuscito tranquillamente a togliermi di torno la kouhai, i miei giorni da pendolare tra scuola e casa sarebbero tornati ad essere solitari e pacifici. Anzi, non erano mai stati perturbati a prescindere.

 

Da quando era avvenuto ciò, avevo cambiato completamente la mia libreria. Avevo comprato una web novel che era stata pubblicata in formato cartaceo e che era in qualche modo ancora più scomoda ed ingombrante rispetto ai normali libri, ma aveva una trama abbastanza carina e la lettura non era eccessivamente impegnativa. Una cosa del simile, sarei riuscito a finire di leggerla in treno prima di tornare a casa. Pensando al costo che avevo speso per la novel, tal cosa mi lasciava un attimo deluso.

Nel momento in cui tirai fuori il libro dalla borsa, e aprii alla prima pagina…

 

Sentii qualcuno sospirare dietro al mio orecchio destro, facendomi quasi cadere il libro dalle mani a causa del solletico.

 

–Senpai~

 

Quella voce che non avrei mai pensato di udire quel giorno mi chiamò da dietro le mie spalle.

 

* * *

 

Hehe. Non dovresti cercare di scappare da me, senpai.

 

-Eh!?

 

Nonostante la mia voce fosse puntata al suo orecchio destro, il senpai si girò comunque in senso antiorario per guardarmi in volto.

 

Avrei voluto punzecchiare le sue guance col mio dito in quel momento…

 

–Buongiorno, senpai.

 

–Perché… tu sei qui…

 

Il suo volto aveva l’espressione di qualcuno che sembrava essersi ritrovato faccia a faccia con la fine del mondo. Gli occhi dietro ai suoi occhiali erano sgranati, sembravano delle circonferenze perfette.

 

–Senpai, non dovresti parlare in maniera così maleducata alla tua kouhai.

 

–Non importa, adesso.

 

–Se mi chiedi perché… il motivo è che voglio parlare con te, no?

 

Immaginando che il mio approccio fosse stato troppo invadente e sfacciato, avevo già previsto che il senpai avrebbe provato a prendere un treno con un orario differente.

 

–Dannazione… dopo tutto questo impegno…

 

Oh, cielo. È così affranto dal dispiacere, huh.

 

“Il treno sta arrivando al binario 3. Per favore, allontanarsi dalla linea gialla”.

 

–Guarda, senpai. Il treno è già arrivato, andiamo.

 

* * *

 

Avevo perso di nuovo.

 

La kouhai di fronte a me- che, comunque, aveva occupato lo spazio vicino alla porta del treno mantenendo un’espressione naturale, anche se quello ero la mia abituale posizione per leggere! – aveva di nuovo vinto contro di me. Mi aveva messo di nuovo all’angolo.

 

Avevo questa reazione ormai istintiva fin dalle elementari di voltarmi a sinistra nonostante qualcuno mi chiamasse da destra; ma rimaneva comunque l’unica vittoria, contro due sconfitte. E quella vittoria era molto piccola e insignificante, riconosciuta da me solo.

 

Come aveva fatto a prevedere la mia mossa? Era inquietante.

 

–Sei una stalker?

 

La vocina dentro la mia mente fuoriuscì sonora e reale dalle mie labbra.

 

–Senpai, non sono una stalker, e nemmeno una yandere. Davvero, non preoccuparti.

 

–Una persona che non realizza la natura dei suoi comportamenti è abbastanza pericolosa, sai.

 

–Ti ho detto che va tutto bene. È la prima volta che faccio una cosa simile pure io, e lo sto facendo per te. Devi assumertene la responsabilità, no?

 

–Scusa?

 

–No, no, tranquillo, sto solo scherzando. Non prenderla seriamente.

 

Kouhai-chan distolse lo sguardo e si schiarì la voce.

 

–Questa conversazione ha preso una piega sbagliata

 

No. Tutta questa storia ha preso una piega sbagliata.

 

–E di chi è la colpa?

 

–Non abbiamo molto tempo per queste cose, quindi andiamo dritti al punto, prima di

tutto. Questa è la domanda di oggi per te: svolgi delle attività extrascolastiche, senpai?

 

–Scelgo di restare in silenzio!

 

No, assolutamente no. Quella domanda non avrebbe portato a nulla di buono. Se avessi risposto, non solo mi sarebbe stata addosso durante la tratta verso scuola, ma avrebbe iniziato ad importunarmi persino al ritorno verso casa.

Ma, poiché il mio avversario era una ragazza, anche se fossi rimasto in silenzio mi avrebbe riproposto la domanda qualche giorno a venire, o avrebbe cercato di scoprirlo lei stessa. In ogni caso, non volevo rivelarlelo direttamente.

 

In ogni caso, sembrava che quella kouhai (anzi, quel demone!) si aspettasse che non avrei risposto alla domanda.

 

Mi diede il colpo di grazia con un sorriso.

 

–Sai, senpai, la regola è di rispondere alla domanda, non importa quale essa sia.

 

Come immaginavo, quella promessa non era un sogno né un’allucinazione…

Non mi piaceva affatto. Sebbene quella promessa fosse davvero esistita, non lo avrei mai ammesso. Era solo un contratto verbale, non aveva validità alcuna!

 

–Non ho ricordi di aver mai fatto una promessa simile.

 

–E adesso cosa, senpai, ti ingoi il pesce palla?* E dai, rispondi~– canzonò. –Ho sentito che ad Okinawa lo chiamano ‘porcospino di mare’, e lo usano nella zuppa di miso. Penso comunque che sia buono anche nel sushi. Ah, e inoltre credo che tu debba mangiare più pesce, visto che contiene molto omega 3, e questo stimolerebbe le tue cellule nervose e ti aiuterebbe con la tua pessima memoria. Passiamo al mercato del pesce prima di tornare a casa, okay?

 

*Si tratta di un modo di dire giapponese, usato quando qualcuno si rimangia la parola data.

 

 

Aveva portato ad un altro livello un semplice modo di dire sui pesci palla, era spaventoso. L’avrebbe mai smessa?

 

–Sono un membro del comitato della biblioteca e… il presidente del consiglio studentesco.

 

–Eh? Non ti ho sentito.

 

Per la prima volta c’era una traccia di confusione sul volto della ragazza.

 

–Sono un membro del comitato della biblioteca e il presidente del consiglio studentesco. Non faccio parte di alcun club. Sei soddisfatta, adesso?

 

–Posso capire essere membro della biblioteca, ma sei davvero anche il presidente del consiglio studentesco? La stessa persona che ogni giorno mi ignora senza dire nulla nonostante sia l’unica studente a prendere il treno nella stessa stazione? Chi più di te dovrebbe essere più responsabile? Inoltre, davvero il nostro istituto ha eletto te come presidente?

 

Ahia, stava mi dicendo delle cose davvero crudeli, o mi sbagliavo?

 

–Allora, Yoneyama Maharu,– quando pronunciai il suo nome per intero, che in qualche modo ricordavo ancora, la sua espressione divenne molto sorpresa. –Hai idea di cosa faccia il presidente del consiglio studentesco?

 

–Non è quella persona con un sacco di potere che gestisce le redini della scuola, e che riesce a persuadere ogni studente con le sue parole?

 

–Beh, quello che hai appena detto succede solo nei manga.

 

–Perdonami, non lo sapevo.

 

Per una volta, mi sentivo in una posizione di vantaggio rispetto alla kouhai. Ma nonostante ciò, avrei dovuto darle una spiegazione più accurata.

 

–Per farla semplice, il presidente del consiglio studentesco è solo una carica ufficiale.

 

Forse l’incarico più importante del presidente era tenere il discorso di chiusura alla cerimonia del diploma a fine anno. Discutere con altri istituti? Coordinare gli studenti? Non avevo mai fatto nulla di simile. Tutti i membri del consiglio studentesco facevano lo stretto indispensabile; il presidente era solo a capo dell’imbastitura.

 

–In altre parole, sei una persona di un certo livello, huh.

 

–Per favore. Non mi importa poi granché degli altri…

 

Infatti, dopo aver visto la maggior parte dei miei compagni di classe sudare ogni giorno ai club sportivi, mentirei se dicessi che non mi sento un po’ a disagio. Sono studenti “sani” e “comuni", mentre io sono il tipo “otaku” un po’ strano.

 

Ogni tanto reputavo migliore l’idea di aggregarmi a loro e diventare anch’io membro del club di atletica, trascorrendo il tempo della mia gioventù in maniera totalmente ordinaria. Allo stesso tempo, tuttavia, non volevo essere in un certo senso sovrastato e coperto da loro, ininfluente, per cui mi convincevo che era meglio rimanere nella posizione in cui ero.

 

In fin dei conti, non ci sono risposte giuste o sbagliate nella vita. La strada che avrei scelto sarebbe stata la mia strada, ed avrebbe determinato la mia vita. Avevo iniziato a pensarci di recente.

 

–Senpai?

 

La voce di lei aveva un tono preoccupato, e mi aveva chiamato un po’ nervosa.

 

–Sì? Ah, stavo solo divagando con la mente, scusa.

 

–Hai avuto il coraggio di farti dei trip mentali di fronte a una piccola e dolce kouhai. Ti disturbo davvero così tanto, in fondo? Dopotutto, fino a poco fa parlavi con grande passione. Dov’è finito il senpai di ieri, che non voleva per nulla rivolgermi la parola?

 

–Non mi sembra di aver parlato della mia carica con questa grande passione.

 

* * *

 

Forse lo avevo stuzzicato un po’ troppo?

 

Era abbastanza difficile per me mantenere un rapporto freddo e distaccato. Ma, ecco… visto che non sembrava essere arrabbiato, mi sentivo sollevata.

 

–Dai, senpai, rompiamo un po’ il ghiaccio. Non hai nulla che vuoi anche tu chiedermi?

 

–Non ti sei già presa almeno metà del mio tempo fino a scuola…

Controllai il display con l’orario sopra le porte del treno, e confermai con certezza le parole del senpai.

 

–Se vuoi davvero così tanto che ti faccia una domanda, allora ti farò una domanda. Fai parte anche tu di qualche club o qualcosa di simile?

 

–Oh, e così dovrei risponderti anche se non voglio?

 

–Non sei tu stessa ad aver iniziato questa conversazione? E inoltre, non abbiamo in ballo una sorta di promessa o qualsiasi cosa sia? O vuoi semplicemente sprecare il mio tempo?

 

Già, già.

 

–Faccio parte del club di arte.

 

–Sai disegnare?

 

–La mia abilità è nella norma. Non sono così brava, ma nemmeno faccio pena.

 

Inoltre, è da un po’ che non frequento le attività del club, aggiunsi fra me e me.

In origine, non avevo intenzione di entrare in un club piccolo e ristretto. Non era esattamente nei miei interessi avere a che fare con sempre gli stessi membri di un club per molto tempo.

 

Per questo motivo avevo pensato che sarebbe stato molto più divertente entrare in un club in cui i membri andassero e venissero in continuazione. In tal modo mi sarei davvero rilassata e avrei potuto parlare con molta gente.

 

–Mostrami qualcosa, la prossima volta. Anche il disegno di un pesce palla va bene.

 

–…Ci penserò.

 

Mi chiesi se sarei stata in grado di disegnare qualcosa di simile? La prossima volta sarei dovuta andare ad un acquario per vedere come fosse fatto un pesce palla.

 

Lo sferragliare del treno continuava inesorabile.

 

Quando la nostra conversazione finì, il suono del treno, che non avevo mai gradito a prescindere, mi penetrò nelle orecchie.

 

Uhm. Il senpai non era un buon interlocutore, huh. Beh, quello era comunque solo il secondo giorno da quando avevamo parlato la prima volta.

 

Andava tutto bene fintanto che ero io in controllo della conversazione, ma finiva tutto non appena lui cambiava argomento o entrava in modalità difensiva. Sarebbe stata una bella sfida per il futuro.

 

Mentre meditavo su ciò, lui riprese in mano il suo libro - da quando lo avesse preso nessuno lo sapeva - e ricominciò a leggerlo.

 

Aveva l’aspetto che trasmetteva un “non ti concederò ulteriore tempo. Mi rifiuto di partecipare a qualunque altra conversazione!”

 

Beh, le domande per quel giorno erano finite, quindi pensai di poterlo anche lasciare in pace.

 

–Prenditi cura di me anche domani, senpai~

 

Le parole che avevo sussurrato con flebile voce non raggiunsero le orecchie di lui, risucchiate dal rumore del treno sulla ferrovia.

 

Cose che so sul mio senpai:

 

2) È il presidente del consiglio studentesco. 


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